Terremoto in Turchia: cosa è successo
Le cause: perché l’Anatolia si è spostata di 3 metri e cos’è il “rischio epidemia sismica”
La scorsa notte la Turchia e parte della Siria sono state colpite da un terremoto di magnitudo 7.8, un terremoto centinaia di volte più potente di quello di Norcia e Amatrice nel 2016; e trenta volte più forte di quello dell’Irpinia del 1980.
Il violento sisma è stato seguito da un terremoto di magnitudo 6,4 che ha colpito la provincia sud-orientale di Gaziantep e poi da una terza scossa di terremoto di magnitudo 6,5 che ha interessato ancora Gaziantep
Ma cosa è successo?
La responsabile del terremoto in Turchia è la faglia dell’Anatolia orientale. Il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri, ha riferito il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Carlo Doglioni.
Il sismologo e direttore del Centro Tsunami dell’Ingv. Mario Tozzi ha spiegato che le due placche sono in continuo movimento e sfregano lungo la faglia. «Quando si accumula abbastanza energia le due parti scattano lateralmente una rispetto all’altra».
La faglia Sud-est anatolica «è probabilmente arrivata a deformare la costa», secondo Alessandro Amato (Ingv), «provocando uno spostamento stimato di circa tre metri in orizzontale».
Si è verificato uno scivolamento orizzontale, quindi sullo stesso piano, della placca Anatolica verso Sudovest rispetto alla placca Arabica. Ciò ha generato un tipo di faglia che i sismologi chiamano «transcorrente a bassa profondità» con un ipocentro, cioè il luogo in profondità in cui si scatena, tra i 15 e i 20 chilometri. In altre parole la Turchia nelle stime è scivolata in realtà di 5-6 metri rispetto alla Siria
In queste condizioni c’è il “rischio epidemia sismica”. Ovvero il fenomeno può durare a lungo nel tempo. Potrebbe proseguire per giorni, forse mesi, anche anni. Il fenomeno non si interromperà fino a quando l’energia accumulata non sarà liberata.
Conclude Tozzi che «quando vediamo palazzi di cemento armato schiacciati in quel modo e magari accanto palazzi simili perfettamente integri, vuol dire che si è costruito male. Già nel 1999 a Izmit emerse un quadro preoccupante: il boom dell’edilizia turca era avvenuto in maniera incontrollata e non pianificata, con poco rispetto per il rischio sismico e con una speculazione che aveva trasformato, sostanzialmente, alcuni grossisti alimentari in costruttori privi di scrupoli che hanno innalzato edifici molto alti e poco sicuri, pur utilizzando il cemento armato». Per l’esperto la progettazione antisismica e l’uso di materiali di qualità nella costruzione è la chiave. «Gli eventi naturali diventano catastrofi solo per nostra responsabilità».