23 Novembre: 41 anni fa il terremoto in Irpinia
Alle 19.34 la scossa che rase al suolo interi paesi dell’entroterra campano causando circa 2500 morti, 9000 feriti e 300 000 sfollati. A che punto è la prevenzione sismica in Italia?
Il 23 Novembre 1980 una violenta scossa di terremoto (magnitudo 6.9 della scala Richter) colpì la Campania e la Basilicata; il sisma fu causato dalla rottura progressiva di tre faglie, attivate in poco più di 40 secondi, il cui movimento fu di tipo estensionale. Questo processo risultò in contrasto con le conoscenze geologiche dell’epoca, le quali ipotizzavano che il territorio italiano fosse soggetto solo a fenomeni di compressione della crosta terreste; fenomeni che nel tempo avevano portato alla formazione degli Appennini.
Complessivamente il terremoto durò 90 secondi con effetti devastanti, soprattutto in Irpinia dove intere realtà furono rase al suolo.
A livello legislativo, cinque anni prima era stato approvato il D.M. 09/03/1975, “Approvazione delle Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche” che aveva portato importanti innovazioni tra le quali: l’introduzione dell’analisi dinamica delle strutture attraverso lo spettro di risposta, l’obbligatorietà di considerare le azioni orizzontali agenti in due direzioni tra loro ortogonali non contemporaneamente e la previsione implicita, attraverso i dettagli costruttivi, che le strutture potessero avere un comportamento plastico con conseguente dissipazione di energia.
In realtà, molti degli edifici danneggiati erano stati costruiti ben prima del 1975, secondo normative che si ispiravano sostanzialmente al Decreto Legge n. 1526 del 1916 e secondo tecniche di progettazione molto semplificate che non riuscivano a riprodurre il reale comportamento delle strutture, soprattutto sotto azione sismica.
Il tessuto costruttivo era costituito per lo più da muratura irregolare senza connessioni degli orizzontamenti; gli edifici in cemento armato erano stati concepiti attraverso un calcolo per telai piani, senza tener conto della spazialità del moto sismico.
A questo si aggiunse il fatto che il patrimonio edilizio irpino era già estremamente fatiscente a causa degli eventi sismici avvenuti nel 1930 e 1962. Il risultato fu il crollo di 70.000 abitazioni e il danneggiamento di ulteriori 250.000 fabbricati.
Il terremoto dell’Irpinia del 1980 segna l’inizio di un nuovo modo di concepire l’Ingegneria Sismica da un lato e la geologia e geotecnica dall’altro; infatti, per la prima volta, furono portati a compimento studi di microzonazione sismica del territorio, nasce la Protezione Civile, il territorio nazionale è classificato sismico per il 43%e si iniziano ad analizzare gli edifici nella loro tridimensionalità attraverso calcoli di tipo spaziale.
Negli anni successivi le tecniche di progettazione e le Norme si sono evolute, di pari passo con il verificarsi di eventi sismici in Italia. Basti pensare al Terremoto del Molise del 2002 e alla OPCM 3274 del 20 Marzo 2002 con il quale si recepivano i contenuti degli Eurocodici (del 1992) rendendo obbligatorio il calcolo semiprobabilistico agli stati limite e introducendo il concetto di Prestazione delle Strutture.
Ulteriori passi in avanti in termini di prevenzione e progettazione sismica sono stati fatti con le NTC del 2008 e l’aggiornamento del 2018, con l’introduzione del Sismabonus nel 2017 e il Superbonus 110% nel 2020.
Nonostante il progresso scientifico e tecnologico avvenuto in questi anni, c’è ancora da lavorare affinché ci sia una reale presa di coscienza del fatto che l’unica arma a disposizione per la protezione dai terremoti sia la prevenzione. Gli scenari di danno a seguito del terremoto dell’Aquila del 2009 o di Amatrice del 2016 ricordano quelli del terremoto del 1980 in Irpinia. La consapevolezza che sia necessario intervenire prima che i disastri si verifichino è ancora un traguardo lontano da raggiungere: l’Italia è un paese di costruito, di interi centri storici da salvaguardare e tutelare non solo a livello architettonico ma soprattutto a livello strutturale: molti edifici sono gli stessi del 1980, con l’aggiunta, però, di altri 40 anni di vita. Secondo dati dell’ANCE il patrimonio edilizio Italiano è costituito da 2.5 milioni di edifici in pessimo stato di conservazione; un nuovo evento sismico potrebbe portare gli stessi effetti del terremoto in Irpinia e dell’Italia Centrale del 2016.