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SICCITÀ: tra cambiamento climatico e mala-gestione delle risorse idriche.

Già da diverse settimane molte regioni, dal nord al sud della penisola, hanno lanciato un appello agli organi competenti in materia di approvvigionamento e gestione delle risorse idriche: a rischio non solo i raccolti dell’estate ma l’intero ecosistema floro-faunistico italiano.

4 Luglio 2022
risorse idriche
Redazione calcolostrutturale.com
La redazione di calcolostrutturale.com è composta da ingegneri edili, copy strategist ed esperti di marketing e comunicazione.

Il problema: come ogni estate, la penisola si ritrova a fronteggiare crisi di approvvigionamento delle risorse idriche; tuttavia la situazione che si presenta quest’anno è decisamente più allarmante e costringe i consorzi regionali ad intraprendere misure più drastiche atte a limitare i danni. Le cause della crisi idrica sono imputabili principalmente alla combinazione di due fattori: il costante aumento delle temperature in concomitanza delle scarse precipitazioni. La carenza idrica, secondo quanto monitorato da Hydrology group of the Research Institute of the Geo-Hydrological Protection (CNR), sta colpendo principalmente le regioni del settentrione come visibile dalla mappa che rappresenta il va­lo­re cu­mu­la­to del­le ano­ma­lie di piog­gia per l’I­ta­lia sul pe­rio­do set­tem­bre 2021 e mar­zo 2022. Le zone in ros­so in­di­ca­no che l’a­no­ma­lia è ne­ga­ti­va (meno piog­ge del­la me­dia) men­tre quel­le in az­zur­ro in­di­ca­no ano­ma­lie po­si­ti­ve (più piog­gia del­la me­dia). Ciò è testimoniato dalle portate, ai minimi storici, dei principali fiumi della penisola.

Va­lo­re cu­mu­la­to del­le ano­ma­lie di piog­gia per l’I­ta­lia.
  • Le conseguenze: la carenza d’acqua, oltre ad avere conseguenze dirette ed impattanti sul territorio come l’impoverimento della varietà floristica e faunistica, ha conseguenze dannose anche sul settore primario dell’agricoltura e dell’allevamento. Secondo Confagricoltura infatti, le culture servite dal bacino del Po sono a rischio per più del 50%.

Sul tavolo degli organi legislativi delle regioni sono state presentate, dai rispettivi Ministri per la difesa del suolo, una serie di contromisure atte a ridurre e contenere il più possibile i danni tra cui:

  • Intensificazione dei controlli da parte dell’Arma dei Carabinieri Forestali per verificare l’eventuale presenza di prelievi abusivi da corsi d’acqua o da pozzi;
    • Razionamento delle risorse idriche

Queste tuttavia non rappresentano una soluzione definitiva che, secondo Erasmo D’Angelis, Segretario generale dell’autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, consiste invece “Nell’aumentare i piccoli invasi. Puntare in agricoltura alle tecnologie di precisione 4.0 e nella industria bisognerebbe utilizzare l’acqua di depurazione.” A tal proposito è quindi necessario che una parte dei fondi del PNRR sia investita per il potenziamento del riutilizzo dell’acqua piovana che ad oggi si attesta soltanto all’11% e, soprattutto, per la ristrutturazione della rete idrica nazionale che registra perdite pari al 42% dell’acqua immessa.

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