Il ponte romano di Muccia
Il prof. Casagli racconta di un sopralluogo a Muccia, durante il quale ha potuto ammirare un antico ponte romano. Articolo satirico.
Sono stato a Muccia per un sopralluogo nell’area colpita dagli eventi sismici degli scorsi anni. Il Sindaco mi ha chiesto se mi interessa vedere una frana presso un ponte romano.
Certo che mi interessa: le frane e gli antichi Romani sono le mie passioni. Si tratta del ponte sulla forra del fosso di S. Angelo, su una ramificazione secondaria della Via Flaminia.
La frana è interessante: un ribaltamento di roccia debole (weak rock topple) innescata dal terremoto del 2016, roba che non capita tutti i giorni di vedere.
Il ponte è ancora più interessante. Struttura massiccia con unico arco a tutto sesto, interamente realizzata in pietra ‘sponga’, un travertino poroso, resistente e leggero, materiale ideale per fare un ponte. Esso non presenta nemmeno la minima lesione e sembra costruito ieri. Mi chiedo perché il 90% degli edifici del comune di Muccia siano stati severamente danneggiati dal sisma mentre il ponte romano no. La risposta è semplice. I Romani erano persone estremamente serie e sapevano usare la Legge non per fare norme stupide, ma per stabilire i principi cardine del Diritto Romano.
Si racconta che uno straniero della Gallia belgica avesse proposto al Senato l’introduzione della pratica barbarica degli Eurocodici per la progettazione delle opere mediante un’apposita norma tecnica delle costruzioni. Fu immediatamente crocifisso a testa in giù sul Campidoglio.
Si dice anche che i Cimbri e i Teutoni volessero importare in Italia il codice appalti con i principi della rotazione dei fornitori e delle gare di appalto ad evidenza pubblica. Furono sterminati fino all’ultimo uomo ai Campi Raudii da Mario e Silla.
Si narra che i Germani avessero proposto ai Tribuni della Plebe di costituire un’autorità nazionale anticorruzione. Furono gettati senza esitazione dalla Rupe Tarpea.
Si favoleggia di un generale Cartaginese che voleva imporre l’adozione di gare al massimo ribasso con la soglia di anomalia per assegnare gli incarichi di progettazione.
Venne immediatamente sottoposto alla poena cullei: frustato con virgae sanguineae e poi cucito in un otre di pelle insieme a un cane, un gallo, una vipera e una scimmia, per essere poi gettato nel Tevere in piena.
La grandezza di Roma si è fondata sull’affidamento diretto, sul libero arbitrio, sulla responsabilità di scelta, sulla valorizzazione dell’ingegno e delle capacità individuali. Soprattutto a quei tempi si progettava per l’Eternità e non per il tempo di vita nominale delle costruzioni. Poi, dal Nord, calarono i Barbari e tutto divenne maledettamente più complicato.
#SPQR Sono Portentosi Questi Romani
L’articolo satirico “Il ponte romano di Muccia” è tratto dalla rubrica “Punti di Svista” del numero di Aprile della Rivista Lo Strutturista.