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Ponte Morandi | Arriva la perizia del Tribunale: “corrosione” e “mancanza di manutenzione” il responso

I tecnici nominati dal gip, nella relazione del primo incidente probatorio, rilevano diverse problematiche soprattutto di manutenzione. Autostrade replica: “difetti solo localizzati”.

5 Agosto 2019
perizia del tribunale
Redazione calcolostrutturale.com
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Nella relazione del primo incidente probatorio, realizzata dai tre periti nominati dal gip sul crollo del Ponte Morandi, arrivano i primi responsi. Nel fascicolo consegnato al giudice Angela Nutini si evidenziano diversi problemi sia di carattere strutturale che di manutenzione. Secondo gli esperti i fili d’acciaio dei tiranti della pila 9 avevano un “elevato grado di corrosione” pari al 50% o addirittura 100% della vita utile.

Difetti esecutivi e manutenzione inefficace

I periti inoltre hanno riportato che l’opera non era perfettamente rispondente al progetto originario evidenziando “difetti esecutivi”: “alcune guaine non sono iniettate del tutto o lo sono parzialmente e i trefoli possono essere estratti manualmente per questo motivo. I cavi secondari – continuano i tecnici – sono spesso liberi di scorrere: alcuni trefoli non sono stati trovati dentro le guaine. In generale i cavi secondari nelle guaine presentano fenomeni di ossidazione e, in alcuni casi, con riduzione di sezione, i quali hanno effetti diretti sulla sicurezza strutturale”. Nella perizia del tribunale si evidenzia che anche parti non soggette al crollo versavano in un livello generalizzato esteso e grave di degrado.

Altra problematica rilevata è la “mancanza di interventi di manutenzione significativi” e gli unici interventi ritenuti efficaci per garantire l’elevato livello prestazionale richiesto, risalgono ai primi anni ’90. In merito al reperto 132 ovvero l’ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud del ponte Morandi, gli esperti hanno rilevato che i trefoli avevano “uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri”. Sulla perizia del Tribunale, il concessionario Autostrade per l’Italia, ha precisato: “la relazione dei periti del gip non evidenzia situazioni di degrado che possano in alcun modo essere messe in relazione con una diminuzione della capacità portante del ponte. L’analisi delle parti crollate ancora presenti al momento dell’inizio dell’incidente probatorio e delle parti non crollate ha messo in evidenza alcuni difetti solo localizzati, peraltro compatibili con l’epoca di costruzione. I difetti non sono in alcun modo connessi alla funzionalità dell’opera, erano già stati rilevati dai programmi di sorveglianza e in parte già oggetto di interventi di ripristino strutturale”.

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