La diga del Pappadai
POTEVA ESSERE… NON È. Strutture progettate e mai realizzate
La scarsità d’acqua è uno dei problemi più noti del Salento. La natura carsica del territorio della Puglia meridionale caratterizza l’area come povera di corsi d’acqua superficiali – praticamente inesistenti in zona -creando non pochi problemi all’agricoltura, settore trainante dell’economia pugliese. Eppure anni fa le istituzioni erano riuscite ad individuare una soluzione che potesse risolvere l’annoso problema.
Negli anni ottanta il Consorzio Speciale per la Bonifica di Arneo con sede a Nardò studiò la questione del fabbisogno idrico in Salento. I numeri non lasciavano scampo ad interpretazioni: la zona – costituita da quarantanove comuni tra le province di Taranto, Lecce e Brindisi – all’epoca aveva bisogno di 313 milioni di metri cubi d’acqua per uso irriguo su 151mila ettari di terreno agricolo.
Nacque così il progetto “Irrigazione Salento”: la risorsa maggiore veniva individuata nell’acqua del fiume Sinni (un corso della vicina Basilicata) raccolta nella diga di Monte Cotugno.
Trovata la soluzione teorica, andava messa in pratica. Nel 1984 infatti iniziarono i lavori: dall’invaso lucano parte l’acquedotto del Sinni (134 chilometri di lunghezza) che raggiunge il comune di Monteparano, in provincia di Taranto. Qui è presente l’invaso del Pappadai, il pomo della discordia: questo grande lago artificiale può contenere ben venti milioni di metri cubi d’acqua.
Il progetto prevedeva di smistare l’acqua raccolta nel Pappadai attraverso una condotta di 77 chilometri fino a Neviano, che da qui avrebbe dovuto garantire il fabbisogno idrico nelle campagne salentine. Nella rete erano previsti anche nove serbatoi, impianti di sollevamento e sistemi di conferimento delle acque reflue trattate.
Sono passati quasi quarant’anni eppure gli agricoltori salentini stanno ancora aspettando l’acqua. Il progetto è stato effettivamente realizzato dalla diga di Monte Cotugno fino all’invaso a Monteparano: la diga del Pappadai è stata costruita tra il 1994 ed il 1997 in pietrame con manto, con una quota di massimo invaso di 108,5 metri sul livello del mare.
Ciò che manca è tutto il resto, ovvero la rete che dovrebbe portare l’acqua invasata in tutta l’area salentina. La gestione dell’invaso appartiene al Consorzio per la Bonifica di Arneo, che però dal 2011 è stato commissariato dalla Regione Puglia. In questi undici anni però è cambiato poco o nulla: nel 2013 la fase sperimentale di riempimento dell’invaso si bloccò dopo una pioggia straordinaria che causò il danno di […]
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