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Hotel Mundial, ecomostro Italia ‘90

Sono ben 418 le opere incompiute in Italia. Un numero incredibile di lavori progettati e finanziati, ma mai completati. In questa rubrica andremo alla scoperta delle più curiose, analizzandone la storia, i motivi che hanno portato a non completare l’opera tra controversie, burocrazia e controsensi.

14 Marzo 2024
Lorenzo Veronese
Studente Magistrale in Ingegneria Civile, curriculum Strutture presso l'Università degli studi di Trieste.

Nel giugno del 1990 lo stadio di San Siro, celebre luogo dello sport progettato inizialmente dall’ingegner Alberto Cugini e dall’architetto Ulisse Stacchini, si preparava ad ospitare la tanto attesa Coppa del Mondo Denominata “Mondiali Italia ‘90”. Purtroppo quell’evento tanto importante portò con sé oltre al rinnovamento parziale della città di Milano anche una serie di sprechi e di investimenti fallimentari. Uno su tutti l’Hotel Mundial.

Il lussuoso hotel doveva ospitare circa 700 camere disposte su 7 piani per una superficie totale di 30mila metri quadrati e faceva parte di un ampio progetto di riqualificazione della città di Milano in fervente movimento per i Mondiali di calcio del 1990.

L’hotel tuttavia iniziò ad essere realizzato senza mai vedere la sua forma compiuta. Il progetto collocava la nuova costruzione a cavallo tra i comuni di Milano e Ponte Lambro, nella periferia sud-est della città, in una bellissima zona immersa nel verde oltre che di raccordo tra autostrade e tangenziali, con l’obiettivo di rappresentare uno snodo principale per le giornate del mondiale e dare una nuova vita a quegli spazi milanesi che fino ad allora erano considerati quartieri dormitorio. Da un punto di vista strutturale l’hotel fu realizzato in calcestruzzo armato con una struttura mista a telaio e a setti portanti. L’attacco a terra della struttura prevedeva imponenti pilastri rettangolari che avevano l’obiettivo di creare un ampio spazio di inter- scambio da dedicare alle attività di aggregazione sociale e di svago. Proprio per questo la conformazione dell’hotel stesso ricorda, in alcune sue parti, la Unité d’Habitation di Le Corbusier.

La Beni Stabili Spa, proprietaria del terreno, perse in fase di realizzazione i diritti di edificabilità del sito in quanto l’area venne definita “golenale” vista la sua vicinanza con il Fiume Lambro.

Tale area venne in definitiva considerata inadatta ad ospitare un complesso di tali dimensioni e per questo motivo i lavori di completamento dell’hotel si arenarono, lasciando lo stesso incompiuto. Vista la sua imponenza l’hotel è stato ribattezzato “l’ecomostro di Ponte Lambro” in quanto venne lasciato a se stesso diventando di conseguenza un luogo di accumulo di rifiuti e di degrado. In molte situazioni l’amministrazione comunale prese in considerazione la possibilità di demolirlo, senza mai arrivare però alla decisione finale per la paura della richiesta di risarcimenti da parte della società proprietaria del terreno.

Le proposte

Si ipotizzarono, nel corso degli anni, anche dei possibili cambi della destinazione d’uso dello stabile per poterlo utilizzare come caserma, carcere o polo sanitario.

Nessuna di queste possibilità vide la luce.

La proposta più interessante arrivò nel 2008 dall’assessore all’urbanistica Carlo Masseroli, il quale propose un intervento che prevedeva la trasformazione dell’edificio esistente in un campus universitario con la creazione, negli spazi adiacenti, di un parco fluviale di circa 17 ettari.

L’abbattimento

Anche questo progetto però non venne mai realizzato a causa dei vincoli naturalistici a cui era soggetta la zona. La soluzione finale, con la quale si decise di procedere, fu quindi quella di demolire la costruzione e tutti i sogni intorno ad essa con il conseguente spreco di ingenti somme di denaro e di innumerevoli progetti che, forse, avrebbero potuto dare un nuovo volto e una nuova vita ad una struttura che per anni ha vissuto quei luoghi.

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