Honduras: adattamento al cambio climatico per edifici più resilienti nella Valle del Sula
L’Honduras è un paese soggetto a molteplici minacce su tutto il suo territorio, tra cui epidemie, inondazioni, terremoti, tempeste e siccità.
Nell’articolo di oggi, vorremmo presentare un caso studio su uno dei nostri progetti attualmente in corso in Honduras. Si tratta di un programma di adattamento ai cambiamenti climatici che cerca soluzioni al di là delle proposte ingegneristiche volte a rendere le costruzioni esistenti più sicure. Allo stesso tempo, offre infatti la possibilità di migliorare la resilienza intrinseca delle comunità locali nei confronti di eventi climatici sempre più frequenti e intensi, senza dover abbandonare le proprie terre. Per iniziare, forniremo una panoramica su come i cambiamenti climatici hanno rapidamente peggiorato gli effetti delle tempeste e delle inondazioni che colpiscono le aree oggetto dell’intervento, generando situazioni di emergenza estreme e frequenti che richiedono urgenti misure di adattamento. Inoltre, discuteremo di alcune soluzioni costruttive che stiamo studiando e testando, nonché del nostro coinvolgimento con le parti interessate e le comunità locali per comprendere meglio come queste emergenze vengono gestite e proporre, se possibile, migliorie.
1) Scenari di rischio in Honduras
L’Honduras è un paese soggetto a molteplici minacce su tutto il suo territorio, tra cui epidemie, inondazioni, terremoti, tempeste e siccità. Negli ultimi 50 anni, le tempeste tropicali e le inondazioni, che sono generalmente conseguenza delle prime, sono gli eventi che si sono verificati più frequentemente e sono stati responsabili congiuntamente della grande maggioranza delle vittime e dei danni registrati negli ultimi decenni
La NOAA[1] prevede che i cambi climatici causeranno una maggiore frequenza e intensità dei cicloni tropicali, portando ad un maggior numero di uragani di categoria 4 e 5 nel bacino dell’Atlantico. Di conseguenza, sembra plausibile che, da un lato, il rischio di alluvioni fluviali, a causa di piogge più intense, aumenti significativamente e, dall’altro, che l’innalzamento del livello del mare possa generare mareggiate sempre più intense e distruttive. Secondo il National Hurricane Center (NHC), citato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), il 2020 si è concluso con la stagione di uragani più attiva della storia della regione, con un totale di 30 tempeste, delle quali 13 sono state uragani di normale intensità e 6 uragani di alta intensità; il che rappresenta più del doppio della media annuale.
2) Gli ultimi eventi
L’uragano Eta si è formato sopra il Mar dei Caraibi centrali (Figura 3) il 31 ottobre 2020 e si è dissipato il 13 novembre dello stesso anno; è stato caratterizzato da un comportamento erratico, con variazioni nella sua intensità e riclassificato più volte dal National Hurricane Center e dalla NOAA come tempesta tropicale, uragano e depressione tropicale. L’uragano Eta ha generato piogge torrenziali, su tutto il territorio Honduregno ed in Nicaragua, comprese tra i 380 mm ed i 635 mm, con picchi fino a 890 mm, provocando un innalzamento del livello del mare, mareggiate, esondazioni di fiumi e frane. Le raffiche di vento hanno raggiunto una velocità massima di 275 km/h, riducendosi significativamente una volta toccata la terraferma in Nicaragua.
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[1] National Oceanic and Atmospheric Administration (https://www.gfdl.noaa.gov/global-warming-and-hurricanes/)