Realizzare un teatro in un vecchio capannone
Gli ingegneri Braian Ietto e Guido Piccione si sono occupati di un adeguamento strutturale molto particolare.
Non capita certo tutti i giorni di dover realizzare un teatro in un vecchio capannone degli anni 70. Siamo a Buggiano, Pistoia, ed il capannone, facente parte di un complesso più ampio, ha una superficie pari a circa 800 mq. L’idea della proprietà era quella di realizzare all’interno: un bar, un teatro con la capienza di circa 150 persone e una zona soppalcata da adibire a spogliatoi, uffici e laboratori di teatro. La committenza aveva imposto la consegna dell’opera finita entro un anno dall’affidamento dell’incarico, avendo già fissato a posteriori la data dell’inaugurazione. […]
La filosofia dell’intervento, col fine di realizzare un teatro in un vecchio capannone, è stata quella di ridurre la vulnerabilità sismica della costruzione esistente, lasciando inalterato lo schema statico iniziale. La prima cosa affrontata, non banale, è stata la classificazione dell’intervento, infatti, non aumentando i carichi sulle strutture portanti, l’intervento poteva essere classificato come locale.
Tuttavia ciò non appariva logico in quanto cambiava la Classe d’Uso che passava dalla classe II alla classe III (edifici “rilevanti”). Nelle NTC 2008 infatti tali interventi non erano ancora stati ben definiti e anche se aumentava la domanda in termini di azione sismica, in quanto il tempo di ritorno passava da 475 anni a 712, non era obbligatorio il miglioramento. In accordo con la committenza e condividendo la scelta con i tecnici del Genio Civile, si è scelto come obiettivo il raggiungimento di una capacità pari ad almeno il 60% dell’azione sismica di progetto relativa ad una nuova costruzione. […]
L’aspetto interessante di questo intervento, oltre il fascino intrinseco di realizzare un teatro in un vecchio capannone abbandonato, è stato il dover ricercare un equilibrio tra sostenibilità economica e tempistiche strettissime. Questo ha portato a scegliere soluzioni semplici che conciliassero le scelte architettoniche ed impiantistiche in modo da poter far progredire le lavorazioni in parallelo. Essendo una pratica a controllo obbligatorio è stato fondamentale il confronto con i revisori degli Uffici del Genio Civile fin dal principio dell’iter progettuale, in modo da maturare soluzioni condivise e minimizzare i tempi di approvazione.
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