Intervista a Gianni La Cagnina, neo Presidente dell’Associazione Italiana Software Tecnico
A pochi mesi dalla nomina, con il Presidente di AIST, per parlare del futuro dell’edilizia. BIM, SAIE e SismaBonus tra i temi trattati.
Nell’edilizia di oggi, il supporto più importante per ingegneri, architetti e geometri va sicuramente riconosciuto alle software house. Queste aziende, che vantano collaborazioni istituzionali e professionisti d’eccellenza, offrono ai tecnici italiani soluzioni e assistenza all’altezza, aggiornamenti continui e al passo con le legislazioni nazionali ed internazionali, al fine di semplificare e ottimizzare la qualità del lavoro. Favorire la comunicazione con le istituzioni e con tutti gli attori del processo edilizio è lo scopo di AIST (Associazione Italiana Software Tecnico) con cui abbiamo avuto il piacere di avere uno scambio di vedute con il neo Presidente Gianni La Cagnina.
Buongiorno Presidente. Come nasce l’idea di AIST ?
Oggi il software è un elemento essenziale nel lavoro del progettista che vede nel programma la “garanzia” di calcoli e applicazioni normative fatte a regola d’arte. Spesso, erroneamente, il professionista vede nel software la soluzione a tutti i problemi della progettazione ed è per questo motivo che è nata l’idea, da parte di alcune fra le principali software house italiane che operano nel settore dell’edilizia, di dare un punto di riferimento (e anche di garanzia) ai professionisti. AIST, a questo proposito, ha l’obiettivo di porsi come collegamento ideale e anello di comunicazione tra i diversi attori (progettisti, imprese di costruzione, ente pubblico) del processo edilizio.
Le software house, infatti, possono svolgere un ruolo estremamente importante e costruttivo per tutto il settore dell’edilizia, e quindi per l’intera comunità economica e sociale. Questo ruolo, a nostro parere, al momento della fondazione di AIST, che ricordo fu grazie agli ing. Adriano Castagnone e Cosimo Alvaro, non era ancora sufficientemente valorizzato e riconosciuto. Attraverso i nostri “strumenti” che vengono lette ed applicate le normative vigenti, così come a noi si rivolgono i professionisti sia per comprendere come operare, sia per corsi di aggiornamento. La nostra mission è quindi quella poter contribuire a rendere più fluido il recepimento delle norme, a partire dalla partecipazione attiva ai tavoli istituzionali.
Da cosa sarà caratterizzata la sua presidenza e che taglio darà all’Associazione ?
Guardi, non mi piace né dire né pensare che sono io che dò un taglio o un indirizzo all’Associazione, perché proprio questo tipo di istituzione in realtà è l’espressione di tutti i soci che, in questo caso, hanno creduto e credono fortemente in AIST. Sono il presidente anche di un’altra associazione che penso di poter dire oggi sia tra le prime due in Italia per rilevanza nel settore della formazione della prevenzione incendi e ho sempre pensato che il mio compito non sia quello di “trascinare” l’associazione ma di accompagnarla fianco a fianco, coordinandone le risorse, quindi i soci, che sono di altissimo livello e che quindi, se messi nelle corrette condizioni di operare, possono dare un contributo estremamente elevato non solo ad AIST ma a tutti i referenti con cui si vuole comunicare.
Certamente credo che AIST debba rafforzare ulteriormente il proprio coinvolgimento con il mondo accademico, attraverso maggiori momenti di incontro istituzionali, anche attraverso l’istituzione di corsi specifici per la materia. Del resto le società di software per l’edilizia hanno da sempre attivato, con molte difficoltà, relazioni di consulenza e contratti di ricerca con l’Università; si tratta di agevolare questi passaggi, creando un’osmosi a vantaggio di entrambi le parti.
Inoltre, da quando mi sono insediato, abbiamo immediatamente attivato le commissioni di settore (STRUTTURE, ENERGIA, BIM) che attraverso la specificità delle proprie competenze, hanno l’obiettivo di porsi a riferimento di istituzioni e professionisti sui grandi temi di settore che via via vengono posti all’attenzione.
Eventi, articoli, momenti formativi “utili” sono, a mio parere, e ovviamente a parere di tutti i soci che rappresento, gli strumenti con cui AIST può accrescere il proprio credito tra gli stakeholder della progettazione edilizia.
A 10 anni dalla fondazione, quali sono i traguardi raggiunti dall’Associazione? E quelli futuri?
Sicuramente, grazie al lavoro dei soci, AIST ha permesso di evidenziare e sottolineare l’importanza del ruolo delle software house, avvicinando le aziende produttrici di software al mondo dei professionisti, tanto è vero che spesso AIST viene invitata a presenziare e discutere anche di problemi tecnici presso le varie istituzioni, riconoscendole quel ruolo istituzionale che essa rappresenta. Vantiamo all’attivo una lunga serie di Convegni di altissimo livello, condotti con la collaborazione di enti di ricerca di rilievo internazionale, come ad esempio Reluis, con alcuni fra i più autorevoli accademici italiani. Abbiamo inoltre condotto un utilissimo tavolo di lavoro presso il Ministero dei lavori Pubblici insieme a Reluis sulle NTC 2008, portando all’attenzione degli estensori della norma, le osservazioni di applicabilità rilevate dai nostri utenti. Questo lavoro preziosissimo ha contribuito a portare le revisioni presenti nella nuova norma tecnica 2018. Fin dalla nostra fondazione siamo patrocinatori di uno degli eventi del settore più prestigiosi, il SAIE di Bologna, per il quale anche quest’anno collaboriamo nell’organizzazione di un programma formativo di alto livello, che sono sicuro sarà di grande interesse per chi parteciperà. Non per ultimo, siamo appena stati invitati all’evento “Edificio 4.0” organizzato da Federcostruzioni e che vedrà la partecipazione delle più importanti istituzioni di settore.
AIST ha più volte collaborato con Università di pregio, organizzando tavoli di discussione su importanti argomenti, quali le problematiche strutturali, energetiche ed il BIM. Mi pregio di dire che tra le prime realtà a parlare di BIM e interoperabilità, evidenziandone in tempi ben lontani gli indubbi vantaggi economici e organizzativi, sia stata proprio AIST. Ritengo che proprio la Building Information Modeling inizi ad essere una realtà importante del mondo non solo progettuale ma anche produttivo italiano.
Certamente siamo solo agli inizi e tantissimo si può ancora fare. Fra le cose ci sembra importante e prioritaria la rappresentanza di AIST al tavolo decisionale per la definizione delle diverse normative tecniche che coinvolgono gli operatori dell’edilizia, per esprimere la propria visione e soprattutto fornire l’esperienza tecnica acquisita. Faccio una domanda: chi meglio di noi si scontra tutti i giorni con tutte le problematiche progettuali nei vari settori, i continui cambiamenti normativi e soprattutto le esigenze di professionisti che si trovano spesso a far fronte a norme mal scritte, incomplete e che certamente non riescono a soddisfare tutte le casistiche a cui essi si trovano di fronte?
Il nuovo Codice dei Contratti, il BIM, la pubblicazione delle nuove Norme Tecniche sono degli eventi che nell’ultimo anno hanno “stravolto” i professionisti . Qual è il ruolo delle software house nei confronti dei tecnici?
Le software house sono l’equivalente delle fabbriche di automobili per un taxista, sono cioè coloro che si accollano (con oneri e onori) il compito di produrre lo strumento primario di lavoro per i tecnici. Ormai non esiste quasi attività tecnica che non richieda obbligatoriamente l’uso di strumenti informatici e conseguentemente dei software che sono il cuore dello strumento informatico.
Dalle cose più semplici a quelle più complesse il lavoro dei tecnici può/deve trovare nelle software house un ormai imprescindibile ausilio che dovrebbe tradursi sinteticamente nel perseguimento di un semplice obiettivo: il miglioramento e l’ottimizzazione del progetto attraverso la possibilità di far svolgere a una macchina tutto ciò che è meccanico (il progetto in quanto ideazione rimane di esclusiva competenza del tecnico).
E tutto ciò è possibile, modificando e aggiornando continuamente le operatività dei software, per facilitare da un lato sempre di più il lavoro dei tecnici e per assicurare dall’altro la conformità a processi e norme che sono in continua evoluzione oltre che sempre più complesse.
L’eccesso di “bisogno imposto”, se avulso dall’obiettivo di cui sopra, ha però purtroppo generato in molti tecnici una diffusa convinzione che le software house siano una ulteriore tassa da pagare anziché un valido “collaboratore”.
Sappiamo che AIST sarà presente alla prossima edizione del SAIE di Bologna con un programma di eventi e attività. Può anticiparci qualcosa ?
Molto in breve, perché altrimenti tutto il programma previsto potrebbe richiedere diverse pagine, AIST è stata coinvolta dall’organizzazione del SAIE per creare degli incontri con tematiche di grande interesse per gli operatori. Nella sala AIST del padiglione 32, in particolare, segnalo i convegni che ogni giorno, dalle 10.30 alle 13.30 si svolgeranno con la presenza di importantissime personalità degli argomenti che via via saranno trattati: dalle nuove NTC 2018, in collaborazione con Reluis, al BIM nella prevenzione incendi, alla Certificazione Energetica e Acustica. Stiamo anche organizzando un evento che per noi rappresenterà un momento estremamente interessante e a mio parere estremamente simbolico della mission di AIST: una tavola rotonda tra rappresentanti dei produttori di software e dei professionisti per discutere di software, di qualità del software e iniziare quel percorso di avvicinamento necessario del progettista al nostro mondo, cercando noi stessi di capire se la direzione tracciata dalle software house è quella giusta o se, come in realtà anche io penso, qualcosa possa e debba essere migliorato adeguandosi alle vere e naturali esigenze dei nostri clienti.
Il SAIE sarà poi preparato e avvicinato con un fitto programma di webinar aperto a tutti con tematiche assolutamente tecniche e di grande interesse e attualità.
Un’ultima domanda. L’edilizia è uno dei settori trainanti nell’economia del nostro paese; il rilascio di incentivi quali SismaBonus ed EcoBonus hanno fatto segnare un leggero incremento. Secondo lei, quali possono essere le soluzione per dare uno sprint decisivo ad un settore così in difficoltà?
La soluzione non è sicuramente semplice perché passa necessariamente attraverso investimenti su opere pubbliche e incentivi su opere private cose peraltro già presenti e attivate negli ultimi anni senza ottenere i risultati sperati. Si possono incrementarle ma occorre chiedersi perché non hanno funzionato e quali siano le modalità per rimuovere gli ostacoli.
Sicuramente sul privato, l’ambito di possibile ripresa riguarda l’intervento sul patrimonio esistente che è enorme e bisognoso di miglioramenti. L’EcoBonus ha avuto un buon effetto, in quanto, pur mancando un’adeguata cultura, si è riusciti a collegare la spesa incentivata ad un concreto risparmio sulla fatturazione dei consumi ma andrebbe incentivato ancora e andrebbe collegato al SismaBonus che invece non è decollato.
Il SismaBonus infatti oltre a a presentare un maggiore problema di collegamento tra spesa e beneficio in quanto non esiste alcun riscontro su un consumo se non dopo un eventuale evento dannoso, è stato infatti pensato per il residenziale e in particolare per il “condominio” per il quale l’incentivo potrebbe essere davvero appetibile (10 unità immobiliari da 80mq ciascuna potrebbero accedere a incentivi per il 70% di 960000 euro): peccato che, ammesso risolto il problema della capienza fiscale della detrazione attraverso la cessione a terzi, ci si incagli sul problema della invasività degli interventi in relazione alla vita degli occupanti oltre che sul problema della “decisione” necessariamente da condividere tra i “condomini”. Potrebbe essere molto più semplice applicare il SismaBonus sul produttivo nel quale ci sarebbe molta più disponibilità dei proprietari e l’invasività degli interventi potrebbe essere accettabile, con la possibilità invece di incrementi significativi nella sicurezza globale: peccato che non sia minimamente incentivante (un’azienda con una unità immobiliare da 10000 mq accede a ben il 70% di 96000 euro!! Cioè, in proporzione, veramente poco se non nulla).
Occorrerebbe poi incidere in modo significativo su una reale semplificazione delle “procedure” (vedere ad esempio cosa è avvenuto e cosa sta avvenendo ora nelle zone terremotate per la ricostruzione) che allo stato attuale, nonostante le dichiarazioni altisonanti della politica, sono un fortissimo disincentivo ad investire su opere edilizie esistenti.
Sul pubblico poi le cose da fare non mancherebbero, basti pensare al patrimonio edilizio pubblico e al suo stato a tutti noto. Qui il problema è solo di disponibilità economica e soprattutto di volontà…
Grazie Presidente e buon lavoro!
Grazie a voi.