Il primo ponte sospeso d’Italia: il Ponte Sul Garigliano
La storia del primo ponte sospeso d’Italia: il Ponte Sul Garigliano. Part. 1
Chi, anche per caso dovesse trovarsi nella zona archeologica di Minturnae nel comune di Minturno in provincia di Latina (ex Terra di Lavoro già provincia del Regno delle due Sicilie), sarebbe sicuramente attratto da un’opera di ingegneria dalla bellezza unica: il Ponte sul Garigliano (o real Ferdinando, dal nome del sovrano che ne volle la realizzazione), un raro esempio di ponte sospeso a catene di ferro di epoca risorgimentale, nonché primo in Italia ad essere realizzato e che richiama alla mente gli antichi e suggestivi ponti inglesi e francesi realizzati in quegli anni; come ad esempio, il ponte sullo stretto del Menai, nel Galles del nord e il Ponte degli Invalidi a Parigi che a causa di gravi problemi strutturali e conseguenti collassi, fu più volte demolito e ricostruito. Infine si preferì trasformarlo in un più sicuro ponte ad arco.
Non è un caso, ovviamente, che proprio in Italia, nella prima metà dell’800, nascesse un’opera infrastrutturale di tale fattura visto che, il suo progettista e realizzatore, l’Ing. Luigi Giura, viaggiò per oltre un anno (dal Luglio 1826 all’Agosto 1827) con lo scopo di visionare personalmente i ponti in questione già realizzati o in fase di costruzione e raccogliere informazioni preziose per il suo futuro progetto. Il viaggio di studio non fu compiuto per iniziativa personale di Giura, ma fu incaricato ufficialmente da Francesco I di Borbone e fu accompagnato da altri tre suoi colleghi: Agostino Della Rocca, Federico Bausan e Michele Zecchetelli. Il finanziamento per il viaggio, all’epoca, fu di 6000 Ducati Napoletani.
Il Regno delle due Sicilie non aveva nulla da invidiare ai grandi stati europei ed extra-europei tanto che, soprattutto con la salita al trono di Ferdinando II di Borbone nel 1830 (figlio di Francesco I che morì nello stesso anno), il Regno duo-Siciliano ebbe modo di mettersi in gioco a livello mondiale su tutti i fronti: scientifico, culturale, industriale, politico e tecnologico.
Il Re era certamente a conoscenza delle potenzialità tecniche di Luigi Giura e delle risorse, dal punto di vista industriale, presenti nel suo regno, infatti nonostante furono richiesti preventivi anche ad imprese estere, si optò per la strada “autarchica”: quel ponte si doveva fare e sarebbe stato realizzato esclusivamente con risorse presenti sul territorio, dal progetto alle imprese, compresi i materiali da utilizzare per la realizzazione dell’opera. E’ chiaro ormai che l’opera, nella visione del governo dell’epoca, doveva essere un primato del Regno delle due Sicilie e l’obiettivo fu brillantemente raggiunto.
Il ponte sul Garigliano era una sfida tecnologica da superare, tanto più per il fatto che in quel periodo, soprattutto nel mondo accademico, la tipologia di ponte sospeso, era considerata strutturalmente poco sicura in quanto le procedure di calcolo erano ancora di tipo empirico e lo studio dei materiali era praticamente in fase embrionale. Questo non dissuase certo governi e tecnici nell’avventurarsi nella costruzione di ponti pensili infatti si pensi che, solo tra il 1827 e 1832, furono realizzati circa 50 ponti sospesi in tutto il mondo: 1 negli Stati Uniti, 11 in Gran Bretagna, 34 in Francia, 1 in Polonia, 2 in Germania e 1 in Italia (Regno delle due Sicilie), il ponte sul Garigliano appunto, inaugurato nel 1832.
Si racconta che il Re Ferdinando II, quando decise di affidare la progettazione del ponte sul Garigliano a Luigi Giura, rivolgendosi a chi nutriva delle forti preplessita riguardo l’impresa, abbia risposto in dialetto napoletano con l’emblematica frase: “Lassate fa’ ‘o guaglione” (fate fare al ragazzo) come ad esprimere una fiducia assoluta sia nei confronti del progettista sia nei confronti di quella avvenieristica ed entusiasmante idea che da lì a poco avrebbe dato i suoi risultati.
La nascita del ponte sospeso non fu immediata infatti molti furono i progetti proposti a partire dal 1788 che a causa delle condizioni morfologiche e geologiche dell’area, nonché del loro altissimo costo di realizzazione, non poterono essere costruiti. Si trattava perlpiù di tipologie di ponti ad arco in pietra o legno.
Successivamente, attorno ai primi anni ’20 dell’800, furono proposte soluzioni differenti ad elementi di ferro fuso o in fili di ferro tessuto, ma i costi stimati per la costruzione restavano ancora molto elevati. Fu solo nel Dicembre del 1825 che Francsco I, visionato il progetto di massima dell’Ing. Giura, lo accetto entusiasta.
Sarebbe stata un’opera interamente realizzata con le risorse del Regno delle due Sicilie infatti, anche il materiale utilizzato per costruire il ponte fu prodotto interamente nelle ferriere del Cav. Carlo Filangieri di Gaetano principe di Satriano a Cardinale (CZ). A tal proposito, occorre ricordare che l’Ing. Giura, fece costruire appositamente una macchina per effettuare tutte le prove necessarie per verificare le effettive proprietà meccaniche del metallo utilizzato.
Il costo finale dell’opera fu di 75.000 Ducati Napoletani pari a circa 5.581.500 € di oggi (al 2023).[1]
[1] Siccome i dati sul valore attuale (in euro) di un Ducato, erano molto discordanti tra loro, sia sui testi consultati sia in rete, per la valutazione si è proceduto calcolando il valore di una moneta dell’epoca: quella da 15 Ducati (in oro) e considerando la quotazione dell’oro sui mercati internazionali (al 05/2023). Si consideri che la suddetta monetA era coniata in oro a 996/1000 e quindi quasi puro. Il procedimento per la stima è stato il seguente: QUOTAZIONE ORO al 05/2023: 59 €/gr; PESO DELLA MONETA: 18,92 gr; VALORE DELLA MONETA: 18,92 * 59 = € 1116,28; VALORE DI 1 DUCATO: 1116,28/15 = € 74,42;
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