La stagionatura del calcestruzzo
L’importanza della stagionatura del calcestruzzo
Il calcestruzzo strutturale una volta gettato deve essere fatto “stagionare” e “maturare”.
Prende infatti il nome di “stagionatura controllata del calcestruzzo” l’insieme di tutte le azioni messe in atto dalle maestranze, nella fase seguente al getto, per permettere il corretto avvenimento di tutte le reazioni chimico-fisiche del processo di idratazione in modo tale da ottenere un calcestruzzo compatto e molto resistente.
In linea teorica, le condizioni definite ideali per la maturazione del calcestruzzo strutturale sono quelle utilizzate per far maturare i campioni di calcestruzzo da destinare alle prove di laboratorio come quelle di compressione e di flessione.
In queste prove i campioni maturano e stagionano immersi in una vasca mantenuta a una temperatura costante di 20°C. L’umidità all’interno della vasca di maturazione è maggiore del 95%.
In questo modo il provino è saturo d’acqua, ciò significa che i vuoti occupati dall’acqua originariamente presente all’interno della miscela di calcestruzzo in fase liquida vengano occupati dai prodotti della reazione di idratazione del cemento. [T. Massazzi, Maturazione (o stagionatura) del calcestruzzo: tra normativa, obblighi e consuetudini di cantiere, www.pavimentiindustriali.com/maturazione-stagionatura-del-calcestruzzo, 20/01/2022]
Come spesso si è propensi a credere però, una corretta stagionatura del calcestruzzo non è solo una buona prassi in fase di costruzione ma è un vero e proprio obbligo previsto dalla legge.
Anche le Norme Tecniche per le Costruzioni del 2018, infatti, al capitolo 11.2.1 “Specifiche per il calcestruzzo” prescrivono al progettista l’obbligo di fornire le giuste indicazioni da adottare in cantiere per una corretta maturazione del calcestruzzo.
In questo modo si ottiene una buona riuscita del manufatto progettato garantendo anche una resistenza del materiale elevata.
Per quanto riguarda invece le tempistiche della stagionatura bisogna fare riferimento alla normativa UNI 13670-1 che definisce quelli che sono i “tempi minimi” di maturazione per evitare la formazione di fessure dovute al ritiro.
Il calcestruzzo durante la fase di presa ed indurimento è sottoposto a tre tipi diversi di ritiro: il plastic shrinkage, il drying shrinkage e l’autogenous shrinkage.
La prima tipologia di ritiro si verifica quando il calcestruzzo liquido inizia a plastificare ed è dovuto alla quantità d’acqua presente all’interno della miscela; la seconda tipologia di ritiro, invece, è dovuta alla fase di asciugatura del calcestruzzo con la conseguente evaporazione dell’acqua presente nella miscela. L’ultima tipologia di restringimento è dovuta alla continua idratazione del calcestruzzo che coinvolge tutto il volume della miscela e non solo le parti più superficiali.
Per evitare quindi le fessure la normativa definisce quattro classi di stagionatura in funzione della classe di esposizione del calcestruzzo, del copriferro e delle condizioni climatiche a cui esso si trova esposto.
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