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I nodi trave-pilastro negli edifici antisismici in c.a.

I nodi, disperazione dei progettisti. Un’analisi e molte risposte da parte dell’ing. Aurelio Ghersi.

8 Giugno 2022
i nodi trave-pilastro
Prof. Ing. Aurelio Ghersi
Professore di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Catania e autore di testi per l'ingegneria strutturale.

La necessità di verificare la resistenza e la rigidezza del collegamento dei nodi trave-pilastro negli edifici antisismici in c.a., indipendentemente dall’avere a che fare con una struttura soggetta a soli carichi verticali o anche a sisma, è un aspetto che ritengo sia ben chiaro a tutti i progettisti.

Nel caso di strutture in cemento armato, anche progettate per soli carichi verticali, la necessità di disporre (fuori calcolo) staffe orizzontali nei nodi, che in qualche modo proseguissero quelle dei pilastri, era chiaramente indicata da ingegneri esperti e docenti universitari, come il prof. Michele Pagano del quale sono stato allievo nel lontano 1974 e col quale ho poi collaborato fino al mio trasferimento all’Università di Catania nel 1992, ma anche oltre.

In effetti questa indicazione è stata seguita solo da una minoranza dei progettisti e quindi una buona parte del nostro patrimonio edilizio è stata realizzata senza tenerne conto. Gli eventi sismici che periodicamente colpiscono la nostra nazione hanno evidenziato gli effetti di questa carenza, in particolare i nodi trave-pilastro (Fig. 1, 2 e 3). Molto più rari e meno evidenti sono invece i danni riscontrati in pilastri perimetrali e interni.

Le norme sismiche più recenti hanno inserito prescrizioni, spesso anche molto pesanti, per evitare questi danni. A livello europeo già dalla versione EN del 2005 l’Eurocodice 8 (EC8) fornisce queste indicazioni per tutti gli edifici, indipendentemente dalla classe di duttilità. In Italia, le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC) del 2008 avevano recepito solo parzialmente le prescrizioni europee.

Infatti, per gli edifici progettati con classe di duttilità (CD) B era sufficiente disporre una quantità di armatura nodale modesta, valutabile con una semplice formuletta. Per quelli di classe di duttilità A era invece richiesto un calcolo più complicato e, soprattutto, la quantità di armatura nodale da disporre raggiungeva spesso valori non compatibili con la realizzazione pratica. Nel 2018, girando per l’Italia per tenere corsi di aggiornamento professionale, ho distribuito agli ingegneri partecipanti un questionario, che mi ha consentito di raccogliere informazioni su oltre 2400 edifici, dal quale è risultato che solo il 6% di questi erano stati progettati in classe di duttilità A. Chiacchierando informalmente per capire le motivazioni di questa scelta, la risposta più comune è stata quella di aver scelto la classe B per evitare problemi con i nodi. […]

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